Sarebbe bello disporre della penna del grande poeta recanatese, e poter quindi descrivere la quiete dopo la tempesta. Ma non abbiamo la prima e non godiamo nemmeno della seconda.

Già, il clamore sembra sopìto, l’eco dei titoli di prima pagina e dei servizi TV in prima serata è ormai lontano, ma la tempesta non ha ancora cessato i suoi effetti. Ci riferiamo alle note vicende di Bibbiano e al vortice di notizie, di false notizie e soprattutto di dichiarazioni e facili sentenze che hanno funestato e amareggiato questa nostra estate appena trascorsa.

Siamo una rete di famiglie che vivono quotidianamente l’impegno dell’affido e delle varie forme di accoglienza famigliare, abbiamo letto e ascoltato una marea montante di disinformazione, spesso costruita sull’ignoranza, sulla confusione, a volte anche in malafede, tesa a generare un pregiudizio senza appello.

Agli organi di informazione vorremo chiedere: è questo il modo di assolvere alla vostra “mission”?

Cosa dire? A noi spesso avete fatto l’effetto di quel tizio che, dopo aver annusato un bicchiere di vino contraffatto, si sia nominato esperto, abbia sentenziato o lasciato intendere che tutto il vino italiano è imbevibile, negando cosi una ricchezza e una varietà infinite e offendendo i molti che ne fanno una passione, oltre che un serio impegno quotidiano.
Sì, ci siamo sentiti così, prima di tutto offesi da parte di chi non conosce e non può capire l’enorme passione e motivazione che ci deve sostenere per poter assolvere un impegno che è quotidiano e spesso denso di complessità; e con noi sentiamo solidali i moltissimi operatori e professionisti che seriamente, in silenzio e pazientemente, continuano il loro difficile lavoro; con noi hanno sopportato in questi mesi le banali generalizzazioni e i loro frutti acidi di insinuazioni e sospetti.

Nessuno nega che all’origine di tutto questo clamore vi siano fatti e circostanze che la giustizia dovrà chiarire e, se necessario, punire severamente… ma certamente questi sono stati pretesto per una vera tempesta mediatica che non ha risparmiato nessuno e, soprattutto, non costruisce: lascia solo un scia di disinformazione, sospetti, pregiudizi, paura, ritiro nel privato; ovvero, come ogni tempesta: macerie, macerie sociali.

Vogliamo però fare argine, vogliamo provare a ricostruire; scegliamo di ripartire dal luogo che ci è più caro e famigliare: la nostra casa.

Vorremo offrire agli amministratori, a coloro che hanno responsabilità educative e nella comunicazione, l’occasione di conoscerci da vicino, di verificare di persona chi siamo e cosa facciamo; proponiamo loro di chiamarci e concordare una visita alla nostra casa, dedicheremo volentieri del tempo a questa opera di trasparenza.

Ma vorremo anche che tutti i bresciani avessero l’occasione di andare oltre i frammenti di notizie confuse che hanno letto sul mondo dell’affido, ci piacerebbe rendere partecipi anche altri di questo impegno.

Abbiamo così pensato di creare un’occasione: una giornata dedicata a questo, un “Open Day” della casa dell’affido.

 “OPEN DAY” – Sabato 28 settembre, dalle ore 10:00 alle 18:00
 (ore 11:00 e ore 16:00: testimonianze da parte di famiglie affidatarie)


Casa dell’Affido, Via Aldo Moro, 22 – Brescia