Dal Giornale di Brescia del 12 marzo 2022

Le comunità di accoglienza bresciane sono state allertate, perché tra i molti minorenni che fuggono dalla guerra in Ucraina, ne potrebbero arrivare anche alcuni non accompagnati o separati dai familiari a causa del conflitto in corso. Perché un dato è chiaro: «Non sono bambini adottabili, nemmeno se arrivano da Istituti, perché non sono in stato di abbandono, perché hanno parenti in vita o tutori legali nel loro Paese – spiega Cristina Maggia, presidente del Tribunale per i minorenni di Brescia -. In questi giorni riceviamo moltissime telefonate di persone o associazioni varie disponibili ad ospitare questi bambini. Crediamo sia doveroso porre in essere ogni gesto di accoglienza che serva ad alleviare il dolore e il trauma connesso ad una situazione così brutale, che tutti speriamo temporanea. La risposta all’emergenza è necessaria. Poi, però, devono ritornare a casa loro. Non sono bambini da sradicare e, per questo, dovrà essere fatto ogni sforzo per riunire i minori alle loro famiglie o alle loro comunità».

Il pericolo della solidarietà

La guerra in Ucraina costringe migliaia di minori ad abbandonare le loro abitazioni - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it La guerra in Ucraina costringe migliaia di minori ad abbandonare le loro abitazioni – Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

La linea di demarcazione tra la solidarietà e l’istinto predatorio è molto sottile ed i bambini o ragazzini privi di cure parentali sono ad alto rischio di violenza, abuso o sfruttamento. Quando vengono fatti spostare attraverso le frontiere, per loro i rischi si moltiplicano e l’esperienza insegna che quello della tratta degli esseri umani aumenta nelle emergenze. Cristina Maggia, anche in qualità di presidente dell’Associazione italiana dei Magistrati per i minorenni e per la famiglia, ritiene per questo necessario «su tutto il territorio nazionale, adottare una modalità operativa che preveda un governo dello Stato teso a monitorare e validare le molteplici iniziative già in atto per rendere tracciabili tutti i minori ucraini variamente giunti in Italia, scongiurandone la possibile sparizione e il possibile sfruttamento». Per il tracciamento, le autorità giudiziarie minorili devono fornire tutti i dati di coloro che si trovano in Italia ai ministeri dell’Interno e del Lavoro e Politiche sociali.

Quanti sono

Ad oggi, i minori arrivati ufficialmente in provincia di Brescia dall’Ucraina nell’ultima settimana sono circa 300, sul totale del migliaio di profughi accolti soprattutto da amici e parenti che già risiedevano nel Bresciano. Bambini e ragazzini accompagnati da madri, zie, nonne. Alcuni sono affidati ad amici per il viaggio di ricongiungimento temporaneo con una nonna o un parente che vive in Italia e che deve andare alle frontiere ad accoglierli per il riconoscimento.

Alcuni – ad oggi 6 sono quelli segnalati – hanno attraversato i confini senza alcun documento ufficiale di affido, a dimostrazione che la rete dei controlli è tutt’altro che rigorosa. Maggia segnala «il rischio di atteggiamenti predatori nei confronti di bimbi non in stato di abbandono, o di un approccio semplificante la loro condizione di elevatissimo stress».

Quali sono i rischi

Ancora, «il rischio di una modalità poco appropriata, frettolosa e potenzialmente produttiva di altro dolore in presenza di percorsi di accoglienza non adeguatamente preparati». Forte è la preoccupazione che «nel caos si verifichino comportamenti altamente pericolosi e ulteriormente dannosi nei confronti di minorenni dei quali nulla è dato sapere» aggiunge la presidente. Per evitare che la situazione sfugga di mano, la presidente Maggia ritiene «indispensabile, per tutti coloro che si dedicano all’accoglienza, fare riferimento comunque alle Prefetture, alle Questure, alle Forze dell’Ordine per indirizzare agli uffici di Procura della Repubblica per i Minorenni dei luoghi ove operano o, in caso di diversi accordi, al Tribunale per i minorenni, le segnalazioni di tutte le presenze di minori ucraini che si trovino in Italia, privi di entrambi i genitori».

Cosa fare

Infine: «In assenza di diversi accordi fra autorità giudiziarie minorili, esattamente come nel caso del minori stranieri non accompagnati (nel Distretto del Tribunale dei minorenni di Brescia, che comprende anche le province di Bergamo, Mantova e Cremona, i minori stranieri non accompagnati nel 2021 erano 250, di cui un centinaio con parenti che vivono in Italia; dall’inizio dell’anno ne sono arrivati 71, ndr), la Procura investita della situazione potrà inoltrare ricorso al Tribunale per i minorenni per l’apertura delle tutele e la nomina dei tutori volontari, nonché per la nomina a tutore di un familiare diverso dai genitori o di altra persona di fiducia dei genitori, previa verifica della situazione da parte dei servizi sociali deputati».