Il Progetto Eméra si occupa di accompagnamento scolastico e sostegno alle relazioni offerti a bambini di età compresa tra i 6 e gli 11 anni, direttamente segnalati dai docenti, dall Servizio Sociale del Comune, dal Servizio Tutela Minori e, in taluni casi, dalla Neuropsichiatria Territoriale. Il numero complessivo di bambini è circa 150; dal 2016 il servizio ha aperto uno spazio extrascolastico per un massimo di 15 studenti della Scuola Secondaria di I grado (“Medie”), in quanto si è rilevata l’esigenza delle famiglie di un punto di riferimento stabile anche oltre la Scuola Primaria.
Il progetto Eméra nasce a Brescia verso la fine del 2012, prendendo spunto dall’esperienza dello spazio “Punto Fermo” di Capriolo promosso dall’AFBA (servizio che al tempo era già attivo da 8 anni): esso è quindi un esempio di condivisione di buone pratiche nel territorio bresciano.
Dal 2015 il progetto Eméra, a Brescia, è inserito nel progetto “Vivi il Quartiere”, che ha come obiettivo lo sviluppo dei quartieri e il loro più ampio coinvolgimento nella vita sociale della città.
Attualmente Eméra ha un punto a Capriolo (30 + 25 iscritti), uno a Rodengo-Saiano (15 + 15 iscritti), uno nel quartiere Lamarmora (32 + 15 iscritti) e uno nel quartiere di Chiesanuova (31 + 21 iscritti). Punto di forza è la presenza, oltre agli indispensabili volontari, anche di professionisti (psicologi, educatori…). Inoltre, aspetto raro fra le opere di volontariato, esso nasce dalla collaborazione di tre associazioni: ABFA (e quindi il CFA), Il Baule della Solidarietà e l’Associazione bresciana “Risorsa Famiglia“.
Gli spazi sono aperti il pomeriggio dopo la scuola dal lunedì al venerdì (chiudono solo 3 settimane ad agosto!) e comprendono i seguenti momenti: accoglienza, merenda, momento-compiti, laboratori e gioco.
Gli educatori e i volontari si prendono cura dei minori e delle famiglie con momenti dedicati agli incontri tra i vari genitori, momenti di ascolto dei genitori da parte degli educatori, accompagnamento ai colloqui con gli insegnanti.
Da settembre 2020, quindi dopo il momento più duro del lockdown, è attivo, in tutti gli spazi dedicati ai ragazzi della Secondaria di Primo grado, un laboratorio gestito da uno psicologo per aiutare i ragazzi a ricominciare a vivere nella normalità. La pandemia e i successivi sviluppi mondiali, tra cui la guerra in Ucraina, purtroppo, li ha infatti privati di una visione positiva ed ottimista del futuro: rischiano di vivere giorno per giorno, sempre con il telefono in mano, con pochissima voglia di impegnarsi a costruire la loro vita e con grosse difficoltà a vivere le relazioni “in presenza” senza il filtro della tecnologia.